Intervista al pittore Dario de Blanck y Menocal
Roma, 8 gennaio - Chi è Dario de Blanck y Menocal ? A definirlo con una battuta lapidaria, ma incisiva, è stato il grande Giorgio de Chirico: “Un archeologo dei meandri dell’inconscio”. Così Aldo Forbice inizia la sua prefazione al catalogo dell’ultima mostra internazionale di Dario de Black y Menocal, tenuta a Roma nel 2000. Perché tanto tempo in silenzio? Lo chiediamo direttamente all’artista. “È stato un lungo periodo di riflessione e di approfondimento nel viaggio dentro l’uomo, dentro il suo inconscio alla ricerca dei valori antichi, perduti e dimenticati, calpestati ed inquinati.” Ma come reagisce l’allievo prediletto di Chagall al materialismo dell’arte ed all’abbandono della cultura per l’apparire. “La violenza dell’effimero mi impone di tracciare una linea di netta delimitazione all’evoluzione dell’uomo. (leggi tutto)
Nel mio simbolismo ascetico, forte di una forza trascendentale, segno una via di energia per l’umanità. Una via da percorrere con l’emozione di un bambino e la pesantezza di un saggio camminatore.” Allora Dario, l’artista di luce veneziana, parole di Peggy Guggenheim, ora si sente pronto a dialogare nuovamente con il suo pubblico, direttamente come è la sua maniera tagliente e dolce al contempo. “Si, con l’ispirazione della mia musa e moglie Jakline, è necessario che io continui nella mia azione di coniugare pittura e poesia. Jakline, con la sua forza espressiva, mi permetterà, ci permetterà di rendere luce l’energia, colore la forza, energia il viaggio cromatico e surreale, affinché l’uomo possa guardarsi nuovamente in se stesso da un punto lontano dell’orizzonte.” Noi possiamo concludere che le energie di Dario e di Jaklin sapranno stupirci nel loro nuovo approccio pittorico con il pubblico romano. L’arte e la pittura attendevano da tempo un ritorno così prestigioso, che sicuramente segnerà un momento magico nel futuro della pittura e dell’arte internazionale.
Massimo Criscuoli Tortora
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