Presentata a Roma la guida Slow Wine
Roma, 9 marzo 2011- E’ stata presentata, lo scorso 7 marzo, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la nuova guida “Slow Wine 2011”. La guida edita da Slow Food ha stravolto le regole della critica enologica, preferendo a giudizi e punteggi la ricerca, raccontando il rapporto tra l’uomo e la terra, in un’inedita fotografia del vino italiano che va oltre la semplice degustazione. All’evento, ospitato dall’Open di Antonello Colonna, erano presenti circa 50 cantine, con più di 100 vini in degustazione, premiati con la Chiocciola o del riconoscimento di Vino Slow, provenienti da tutta Italia e più di 10 del Lazio.
Slow Wine 2011, nel racconto delle 36 cantine del Lazio selezionate, omaggia la rinascita del vino del territorio regionale che si sta rinnovando, puntando sempre più su vini biologici, varietà autoctone e una produzione di qualità sostenibile. Nel vigneto Italia, ha osservato il presidente internazionale di Slow Food, Carlo Petrini, '' non esiste più la primogenitura della Toscana o del Piemonte. Oggi si possono fare ottimi vini in zone diverse e abbiamo bisogno di tanta geografia ''. Sono infatti i vigneti del centro-sud Italia ad essere al centro di una nuova attenzione, in cui si parla proprio di rinascimento enologico. La guida Slow Wine 2011 è nata sotto una nuova stella. Nuove priorità guidano il lavoro svolto. L’esperienza di Terra Madre ha aiutato a capire l’importanza del lavoro nei campi e nelle vigne, e come sia importante lavorare in armonia con il proprio territorio. E proprio da queste esperienze è nata una Guida che all’interno non tratta solo della bontà dei vini, ma parla di chi li realizza e di come vengono prodotti, di vigneti e di suoli, di naturalità e di agronomia, di vitigni e di metodi di coltivazione, nonché di un futuro più sostenibile. Gli stessi temi hanno motivato il successivo dibattito su Cibo, Diritti e Politica, che è stato presieduto da Carlo Petrini (presidente di Slow Food) e Stefano Rodotà (giurista e politico). Nel confronto tra i due è emersa la necessità di riscattare il “cibo”, sempre più considerato come una “commodity” e non come un diritto primario degli esseri umani. Se per esempio nel 1970 si spendevano il 32% dei nostri soldi per comprare cibo, oggi se ne spende circa la metà, mentre si sono rafforzate le spese per altri beni di consumo, che non sono per nulla prioritari. Le multinazionali, che hanno come obbiettivo quello di quadruplicare i propri incassi, lavorano su un valore del cibo estremamente basso, svalutandolo enormemente. Si è inoltre citata la nuova costituzione dell’Ecuador, in cui si definisce lo sviluppo secondo i criteri del “buen vivir”, in cui si stabiliscono una serie di diritti, tra cui quello all’acqua come fondante e irrinunciabile, così come quello all’alimentazione per tutti, basata sulla sovranità alimentare, quale diritto fondamentale dei popoli. L’esempio virtuoso dell’Ecuador dovrebbe farci riflettere sul diritto di tutti gli esseri umani di vivere bene, di scegliere e di sostenersi in modo solidale incrementando le interdipendenze, senza incentivare vincoli di dipendenza con i settori industriali. Inoltre dal 9 al 19 marzo, sarà possibile degustare le 11 etichette top del Lazio, secondo Slow Food, all’Enoteca Regionale Palatium a Roma, in Via Frattina. Vini che saranno proposti anche al bicchiere, in abbinamento ai menù dell’enoteca o in degustazioni gratuite, guidate e libere, dalle ore 16 alle ore 19 di venerdì 11 e venerdì 18 marzo.
Arianna Catti De Gasperi
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