Roma è partner della campagna Foreing Office contro la violenza sessuale nelle aree di conflitto
Roma, 21 febbraio (cronaca) - Roma Capitale, attraverso la delegata del Sindaco alle Pari Opportunità Lavinia Mennuni, aderisce alla campagna di informazione e sensibilizzazione “Preventing Sexual Violence In Conflict Areas (PSVI)”, lanciata dal Ministro degli Esteri britannico William Hague nell’ambito della Presidenza britannica del G8 nel 2013 con lo scopo di porre l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul drammatico crescendo di violenze sessuali nelle aree di conflitto; una violenza che colpisce indiscriminatamente donne, bambini e uomini, lasciando sulle vittime atroci traumi fisici e psichici. A Roma la campagna sarà sostenuta anche dall'illuminazione del Colosseo per la festa della donna, l'8 marzo. L’Amministrazione capitolina è, infatti, partner del Gruppo di lavoro promosso dall’Ambasciata britannica in Italia del quale fanno parte anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’associazione “Se Non Ora Quando” e “Avvocati Senza Frontiere”. "Roma Capitale aderisce con convinzione all’importante campagna lanciata dalla Gran Bretagna, per riportare l’attenzione sul tema della violenza contro le donne e i minori, utilizzata come vero e proprio strumento di guerra nei Paesi martoriati dai conflitti" - dichiara Lavinia Mennuni, delegato del Sindaco alle Pari Opportunità – "Crimini odiosi e profondamente ingiusti che avvengono anche alle porte dell’Italia, che rimangono largamente impuniti e che purtroppo lasciano segni indelebili nelle vittime civili e innocenti. È fondamentale rivolgere un impegno costante e lavorare, tutti, nessuno escluso, in condivisione, al fine di stigmatizzare duramente questo fenomeno, garantendo certezza della pena e sostenendo coloro che vivono il dramma di quella che è una delle più gravi violazioni dei più fondamentali diritti umani". Le cifre non lasciano dubbi: durante il conflitto in Bosnia vi sono stati 50 mila reati sessuali accertati, seguiti poi da sole 30 condanne. E nel Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo), riferisce l'UNHCR, si stima vi siano 40 stupri al giorno. L’iniziativa britannica ha avuto proprio a Roma un primo momento di dialogo e confronto a Villa Wolkonsky, residenza dell'ambasciatore britannico sir Christopher Prentice, con un dibattito tra il gruppo di lavoro ed esperti di diverse istituzioni che, a tutti i livelli e in vari ambiti, si occupano della tematica. Titolo dell'incontro, Fermiamo la violenza sessuale come arma di guerra! Dal dibattito è emerso che la violenza sessuale in zone di conflitto viene esercitata indiscriminatamente (anche dalle forze di peacekeeping) con un preciso intento: rendere la situazione locale invivibile e spingere così le popolazioni ad abbandonare le aree. Tra i problemi individuati c'è anche la forte insufficienza del controllo internazionale sul fenomeno: scarsa la qualità delle indagini e della documentazione. Altra questione sul tappeto, l'eterogeneità del modo in cui gli ordinamenti giuridici dei diversi Paesi trattano la materia. Per questo tra gli obiettivi fissati c'è quello di creare una rete stabile tra i Paesi del G8, per armonizzare le leggi sulla violenza sessuale e poi per creare sistemi efficaci e diffusi di sostegno e assistenza ai sopravvissuti. Intanto il Governo britannico ha compiuto un primo importante passo, formando un team di 73 esperti (medici, avvocati, poliziotti, psicologi, specialisti di questioni di genere) per la prevenzione alla violenza sessuale. Il gruppo opererà in sei Paesi a forte rischio: lungo il confine siriano, in Libia, nel Sudan meridionale, nella Repubblica Democratica del Congo, in Mali e in Bosnia-Erzegovina. Quanto emerso dall'incontro romano sarà oggetto di un documento che verrà inviato all’attenzione dei ministri degli Esteri del G8 che si riuniranno a Londra il 10 e 11 aprile prossimi. bm per informazioni www.comune.roma.it
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