Roma, 12 gennaio - 807 anni e non li dimostra! -12 gennaio 1205. Esattamente ottocentosette anni fa il principe Aminado de Amerusio fonda l’ Ordine Militare ed Ospedaliero di San Giovanni d’Acri e San Tommaso, proprio ad  Acri, la più importante ed ultima roccaforte crociata in Terra Santa. Il principe Aminado de Amerusio discendeva per linea diretta dall’Imperatore Michele II della Casa Imperiale d’Amorio o Frigia, che ha regnato per circa un secolo e con tre imperatori sull’Impero Romano d’Oriente. L’Imperatore latino di Costantinopoli Baldovino I riconosce pochi mesi dopo la legittimità della fondazione ed il principe Aminado de Amerusio quale suo primo Gran Maestro ereditario.  Da qui una serie incredibile di riconoscimenti e conferme da pontefici, imperatore e re, che rendono questo Ordine uno dei più antichi ed importanti della storia della Cavalleria. L’Imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Lotario IV, il Pontefice Innocenzo III, che impone la Regola di Sant’Agostino, il Re di Napoli Ferdinando I d’Aragona, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano III d’ Asburgo, l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, il Re delle Due Sicilie Francesco II, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, con i loro riconoscimenti e conferme ai vari Gran Maestri testimoniano l’importanza che l’Ordine di San Giovanni d’Acri e San Tommaso ha sempre avuto nei secoli e nella storia del mondo. L’Ordine è entrato ormai di diritto nelle prerogative, nella storia e nella tradizione della Dinastia Imperiale degli Amorio, per meglio dire Amoroso, come è stata l’evoluzione del cognome nei secoli. Oggi il principe don Angelo Maria Amoroso d’Aragona XXVII Gran Maestro dell’Ordine, nonché Principe Reggente della Casa Imperiale d’Amorio prosegue la tradizione dinastica familiare. Ma anche i discendenti porfirogeniti di una dinastia imperiale vivono e lavorano ormai nel terzo millennio. Il principe Angelo Maria è un uomo di cultura, impegnato nel mondo del cinema e dell’arte; è infatti un affermato regista, vincitore addirittura della Migliore Regia al New York Short Film Festival nel 2006 con il film “Il Dio della Pioggia”. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo in questa occasione e gli abbiamo posto alcune domande. “Altezza, Principe, Regista come si trova nella poliedrica veste di uomo testimone del passato ed artista proiettato nel futuro?” “Ancora non so se artisti lo di diventa o si nasce. Principe invece a me è toccato di nascere ed oggi mi chiedo anche io se non mi tocca anche diventarlo.” Il principe sorride ma poi aggiunge “ Voglio solo dire, molto semplicemente, che ogni eredità può essere sciupata, trascurata o anche solo trasformata in rendita. Diversamente può essere usata come leva per nuove imprese”. Gli chiediamo allora in merito proprio a queste possibili nuove imprese “Quale valenze hanno ancora gli Ordini Cavallereschi, l’appartenere ad una famiglia così illustre che affonda le proprie origini addirittura alla fine del primo millennio e che ha governato per quasi un secolo su di un pezzo di mondo?” “Nella nobiltà incontriamo sempre l’immagine dell’Albero. Simbolo per eccellenza della genealogia vedendo nella sua chioma e nelle ramificazioni un modello della discendenza tra padri e figli e nel tronco quello della famiglia. Occorre pensare allora due cose: che siamo uomini e non abbiamo radici ma gambe. Siamo quindi come foglie al vento, per citare un film che amo. E sempre di più l’uomo si fa cittadino del mondo, un processo inaresstabile anche se lento o veloce come oggi o di nuovo frenato da timori, resistenze e paure. Ma è anche vero che qualcosa ci lega e che spazio e tempo sono illusioni. Quel tronco esiste e lo portiamo nel cuore. La Nobiltà dovrebbe essere la capacità di far sentire quel cuore e farlo agire anche se invisibile. C’è qualcosa che lega tutti e che lega tutti anche per gruppi, famiglie. Più che come privilegio, ormai bandito dalla storia, la nobiltà dovrebbe essere recuperata come sentimento al contempo di Ascolto e di Servigio. Per chi ne ha testimonianza nel proprio sangue questo diventa la decisione se sciupare un patrimonio simbolico o renderlo nuovamente vivo. E magari anche per la prima volta buono perché non sempre l’ideale si è tradotto in opere di bene, no? Ma l’ideale della Cavalleria è sempre stato il Potere come servizio e cura dell’intera comunità. Parlo di ideali non di realtà storiche ma sono cose che hanno realtà anche loro. Pensi soltanto alle favole che ancora raccontiamo ai nostri bambini. Cos’altro sono nelle favole i Principi? E guardando proprio ad essi come realtà si può uscire da ogni anacronismo e trovare una chiave moderna o meglio futura di rielaborazione nell’ oggi. Ecco allora che l’immagine dell’Albero ci torna in aiuto. Si pensa sempre alla sua parte emersa ma l’Albero vive solo se ha una parte altrettanto grande immersa. Tanto si sviluppa tanto quanto è capace di scavare. Ogni ramo è in realtà una radice che scava. Lo stesso può essere oggi la Cavalleria, essa può rappresentare il cuore di una consesso civile, unendo la ricerca alla crescita”. Decisamente il principe Angelo Maria si è rivelato un uomo del futuro con un bagaglio di storia da far invidia a molte grandi famiglie. Siamo convinti che sia necessario preservare queste tradizioni, che trasmettono oltre la storia anche quei principi di lealtà e di moralità, di cui il mondo attuale ha veramente bisogno. Come ci ha annunciato, diamo appuntamento al principe Angelo Maria al 18 marzo per i festeggiamenti del riconoscimento imperiale ed ufficiale dell’Ordine.

massimo criscuoli tortora