Tra i festeggiamenti di Halloween c’è stato anche il concerto dell’Ensemble di Saxophones di Varese, un gruppo ormai storico che ha festeggiato nel 2024 i 20 anni dalla sua fondazione.
Come sempre il pubblico numeroso ha assistito ad un concerto divertente e simpatico anche se nella locandina l’elenco dei brani faceva immaginare una serata un po’ lugubre, quasi spettrale.
II brani elencati, tutti arrangiati ed adattati dai maestri Levato e Primon, iniziavano con Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante, il musical decisamente di attualità considerato che il 7 e l’8 dicembre sarà riaperta al pubblico la meravigliosa cattedrale parigina dopo il devastante incendio che ha divorato il tetto e la guglia della chiesa il 15 aprile 2019, subito dopo Una Notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij, Il fantasma dell’Opera di A.L. Webber, ahi! prima gli spiriti di Monte Calvo poi un fantasma addirittura!!! Siamo in piena atmosfera gotica!
Andando avanti a leggere ecco L’apprendista stregone di P. Dukas e la Marcia Funebre per una marionetta di C. Gounod, non provate a negarlo, per un attimo vi è venuto in mente Pinocchio che implora Mangiafuoco di non bruciarlo e lui accetta ordinando però di sacrificare l’innocente Arlecchino.
Andando avanti nella locandina troviamo Psycho di B. Herrmann, ahi,ahi,ahi e Happy di P. Williams, l’elenco si conclude con Highway to Hell, per i pochi non anglofoni Autostrada per l’Inferno di A. & M. Young-Scott.
A questo punto penserete che il pubblico che aveva affollato la sala fosse già in piedi pronto a scappare considerando anche i tanti bambini presenti, invece il pubblico di Varese è di ben altra pasta, senza fare una piega si è ordinatamente accomodato ed ha iniziato a guardarsi intorno.
Ad un primo sguardo non sembrava che ci fossero fantasmi e scheletri nascosti tra i leggii sul palco ancora vuoto, il tono era, anzi, allegro come suggerivano gli addobbi, tralci di edera a decorare il palco e poi zucche, tante zucche arancioni, paciocche, gaie e divertenti, sì c’era uno scheletrino che danzava allegro attaccato ad un leggio, sotto lo schermo c’era un fantasma ma era un palloncino colorato, insomma fino a questo punto si poteva affrontare la serata quando sono entrati i musicisti tutti in nero, seri e concentrati e poi è giunta una figura avvolta in un manto nero, il cappuccio calato fin sugli occhi e due cornini rosso fuoco sulla testa, è bastato che abbassasse il cappuccio perché il pubblico si sciogliesse in un caldo applauso per salutare il direttore d’orchestra Maestro Giuseppina Levato ed il concerto ha avuto inizio presentato dalla sorridente Valentina Primon che con garbo e simpatia ha spiegato di volta in volta il brano che sarebbe stato eseguito dando anche alcuni accenni sulla sua storia o sull’autore.
Abbiamo detto che il concerto ha preso il via con Notre Dame di Paris, il fortunato musical che racconta la storia della zingara Esmeralda e del gobbo Quasimodo, lei affascinante, bellissima, lui un bambino abbandonato accolto dall’arcidiacono di Notre Dame e da allora vissuto all’interno della chiesa come campanaro, a sorvegliare i protagonisti i paurosi gargoyles che adornano il tetto della chiesa. Amore più improbabile non poteva esistere eppure lui si innamora della bella zingara e la guarda da lontano, lei ne ha paura ma quando lo vede incatenato alla ruota si impietosisce e gli offre dell’acqua rendendolo suo schiavo per sempre. Altri protagonisti ruotano intorno a loro a cominciare dal poeta che fa da voce narrante, il bellissimo capitano delle guardie Febo fidanzato con la pura ma non altrettanto buona Fiordaliso e tentato dalla passionalità di Esmeralda, Frollo arcidiacono di Notre Dame che ha fatto giuramento di castità e invece si lascia irretire dalla freschezza di quella fanciulla che per lui rappresenta il peccato.
I temi presentati dall’orchestra iniziano dall’Ouverture per continuare con la struggente Il tempo delle cattedrali dove il poeta spiega al prete le rivoluzioni che stanno avvenendo nel mondo, la scoperta di un nuovo continente, la nascita della stampa che presto sostituirà quei libri di pietra che erano state fino a quel momento le cattedrali e poi si arriva a Bella, forse la più nota canzone del musical e sicuramente la più bella, a parlare sono i tre sassofoni soprano, tenore e baritono che dialogano tra di loro dichiarando l’amore di Febo, Quasimodo e Frollo per la Bella Esmeralda, conclude il pezzo la ripresa dell’Ouverture con l’invocazione alla Fatalità che echeggia a ricordare che per quanto uno cerchi di organizzare la propria vita c’è sempre un elemento affidato al caso che la può stravolgere in qualsiasi momento.
Il secondo brano in programma è stato Una notte sul Monte Calvo, scritta da Modest Petrovic Musorgskij, il compositore si ispirò ad alcune opere letterarie e leggende russe facendo di un sabba di streghe, cioè un convegno di streghe con il demonio durante il quale venivano compiute pratiche magiche, il tema di un poema sinfonico che intitolò La notte di San Giovanni sul Monte Calvo e che completò il 23 giugno 1867 alla vigilia della festa di San Giovanni.
L’opera non ebbe grande fortuna, il suo autore non la vide mai eseguita da un’orchestra. Quasi vent’anni dopo divenne celebre nella versione di Rimskij-Korsakov che l’aveva, però, modificata profondamente ma divenne nota al grande pubblico solo quando fu utilizzata per un segmento di Fantasia, il film di animazione prodotto dalla Walt Disney Productions. Il brano, nella versione dell’Ensemble, ha riprodotto in modo fantastico il samba delle streghe, non era difficile immaginare il balletto sfrenato dei convenuti, il ticchettio dei piedi del demone che presiedeva alla festa, il rincorrersi di demoni, vampiri e scheletri fino a che, all’ arrivo dell’alba, le campane di una chiesa riportano spettri e dannati nelle loro tombe e il demone signore del male e della morte nelle viscere del Monte Calvo.
A farsi avanti a questo punto è stato The Phantom of the Opera, musical liberamente ispirato al romanzo di Gaston Leroux con musiche del magico compositore di Jesus Christ Superstar, Evita e Cats, Andrew Lloyd Weber.
Dal Monte Calvo in Ucraina ritorniamo a Parigi, questa volta la location è L’Opèra di Paris, nei suoi sotterranei vive un misterioso musicista che si innamora perdutamente della soprano Christine Daaè a sua volta innamorata del visconte Raoul de Chagny. Tra i frammenti suonati immediatamente riconoscibile quel “Inside my mint” che è quel riconoscimento di come il fantasma si sia impossessato della mente della cantante, una sensazione che tutti conosciamo perché capita che nella nostra mente continui a risuonare una nota, un ritornello, una frase a volte anche in una lingua che non conosciamo perché questo è il grande potere della musica, entrare nella mente e nell’animo e fare da accompagnamento alle nostre emozioni.
Altro salto questa volta al di là dell’oceano, torna Fantasia della Walt Disney con L’Apprendista stregone di P. Dukas, protagonista è un Topolino sfaticato che cerca di evitare le faccende di casa utilizzando le magie imparate fino a quel momento, inutile dire che fa solo un gran disastro perché gli oggetti sfuggono al suo controllo, alzi la mano chi non ha almeno una volta desiderato di avere il potere di schioccare le dita e vedere la casa che si pulisce da sé, la musica divertente, allegra ci trasporta ancora una volta in un mondo dove tutto è possibile e ad aggiungere magia al momento si è unito all’Ensemble il maestro Daniele Genovese che con la sua fisarmonica ci ha riportati alle feste campestri quando spesso la fisarmonica era l’unico strumento che accompagnava le danze popolari ma sappiamo bene, e il maestro Genovese con la sua straordinaria abilità ce lo ha ricordato, che la fisarmonica si presta ad eseguire anche le più impegnative melodie.
La fisarmonica è stata anche la protagonista nel brano successivo, Marcia funebre per una marionetta di C. Gounod, scritta nel 1872 durante il soggiorno a Londra del compositore. Secondo il musicologo James Harding Gounod con questo brano voleva ridicolizzare il critico Henry F. Chorley che non incontrava le sue simpatie deridendolo per la “voce sottile, aspra, acuta, sopraneggiante” e le movenze da “scimmiotto di stoffa dai capelli rossi”. Ufficialmente il brano non fu mai dedicato al critico perché questi morì lo stesso anno. Nel 1927 Alfred Hitchcock aveva assistito alla proiezione del film muto “Aurora” di Murnau che fu tra i primi registi ad utilizzare effetti sonori per le sue pellicole come La Marcia funebre per una marionetta, Hitchcock ne fu così colpito che la volle utilizzare come sigla per la serie Alfred Hitchcock presenta che la fece conoscere al grande pubblico.
Continuando con il brivido l’Ensemble ci ha trasportati direttamente sulla scena di Psicho di Alfred Hitchcock con due frammenti, il primo quello che accompagna la fuga della protagonista e l’altro che scandisce con incessanti e ripetute note stridule le coltellate nella famosa scena della doccia che è stata presente negli incubi di numerose donne anche non facilmente impressionabili, inutile dire che i sassofoni sono riusciti a ricreare davvero un’atmosfera da brivido. La colonna sonora del film è di B. Herrmann.
Fortunatamente il brano successivo è stato il divertente Happy scritto da P. Williams, colonna sonora del film d’animazione Cattivissimo me dove il protagonista che passa tutto il tempo a ribadire che vuole diventare il super cattivo per antonomasia in realtà non lo sia quasi per niente ed anzi si lascia commuovere ed è pronto ad aiutare anche se continua a proclamare a gran voce di essere cattivo anzi cattivissimo, inutile sottolineare come la pellicola lasci intendere che per giudicare una persona bisogna guardare alle azioni e non alle parole perché spesso le parole dolci e mielose nascondono tranelli e tradimenti mentre una persona burbera e solitaria può nascondere un animo generoso.
Ultimo, scatenato brano in programma un pezzo degli AC/DC, band hard rock australiana, alla domanda, durante un’intervista ad un membro del gruppo, su come fosse la vita da palcoscenico questi rispose con la frase” è una maledetta autostrada per l’inferno”. Chi non fa vita da musicista non può sapere se questo è vero, di sicuro il brano Highway To Hell, quando uscì nel 1972, vendette un milione di copie solo in quell’anno arrivando, poi, a quindici milioni di copie vendute a dimostrazione che lungo quell’autostrada erano sicuramente in buona e numerosa compagnia.
Il concerto si è concluso con il bis reclamato a gran voce dal pubblico e sulle note di Notre Dame di Paris gli orchestrali hanno salutato i loro fan che sono usciti dalla sala un po’ riluttanti ma anche soddisfatti per aver trascorso una bella serata in compagnia di un gruppo di valenti musicisti che, come sempre, si sono dimostrati all’altezza della difficoltà sempre più impegnative dei vari brani sia nelle parti collettive che negli assolo degli straordinari solisti come straordinaria è stata la performance in Una notte sul Monte Calvo, forse il brano più difficile da rendere in un’orchestrazione di soli sax, ma anche in tutti gli altri brani.
L’appuntamento è al concerto di Natale che, sicuramente, presenterà brani struggenti ed altri allegri ma con la stessa incredibile bravura dimostrata nel concerto Due note… da paura 2024.