Un monolite candido posto a guardia della baia, una scogliera che si alza dal mare in un promontorio roccioso, bianche casette strette una all’altra sotto un cielo sereno, stiamo parlando di Vieste, la perla del Gargano, in Puglia.
Il Gargano è esattamente lo sperone dello stivale d’Italia, in provincia di Foggia, e vanta una serie di luoghi speciali che invitano a visitarli dalla Foresta Umbra, cioè ombreggiata dalla fitta vegetazione, la sua faggeta è dal 2017 patrimonio UNESCO, agli innumerevoli paesini che punteggiano la costa.
Vieste è situata proprio sulla cima del promontorio garganico.
Sulle sue origini si intrecciano numerose leggende: una racconta che Noè, dopo la fine del diluvio universale, decise di ritirarsi con la moglie Vesta proprio sulle coste del Gargano, dove morì la moglie il patriarca fondò la città e la chiamò con il suo nome.
Tolomeo, nel II sec. A.C. identificò questa zona con il nome di Apeneste che in greco significa isolato-rifugio, i coloni greci trasferitesi nella zona vi introdussero il culto di Estia dea del focolare domestico e da lei prese il nome la città.
La storia dice che ci sono tracce di insediamenti umani nella zona a partire dal Paleolitico, a poca distanza della cittadina è stata scoperta una miniera di selce che veniva estratta per produrre utensili litici per la caccia, il lavoro e a difesa.
Intorno all'anno 1000 Vieste fu sotto il dominio normanno, in quel periodo vennero edificati il castello e la cattedrale, fu poi la volta di Federico II di Svevia che fece ricostruire castello e cattedrale danneggiati da un'incursione veneziana. A Vieste soggiornò per un mese papa Alessandro III e vi fu catturato Papa Celestino V mentre tentava di raggiungere l'Illiria dopo aver rinunciato al papato.
Anche i pirati fecero numerose incursioni nella città, la più violenta fu quella del 1554 di Dragut Rais, che fece decapitare migliaia di viestani come attesta la lapide, chiamata Chianca Amara, (Pietra Amara) posta presso la cattedrale.
Oggi la cittadina è un'ambita meta di turisti italiani e stranieri e merita ampiamente la sua fama di perla del Gargano.
La prima caratteristica che colpisce chi arriva a Vieste per la prima volta, specialmente via mare, sono i colori: le candide scogliere che si innalzano su un mare che va dal blu, all'azzurro, al cobalto, all'ametista, un cielo limpido e il verde dei boschi con le piante che si arrampicano in ogni anfratto disegnando arabeschi in tutti i toni del verde contro l'azzurro intenso del cielo e il candore della roccia, le stradine strette con le case bianche addossate una all'altra, gli improvvisi affacci sul mare con prospettive ogni volta diverse.
Nei giorni di vento dal mare si sollevano intorno al promontorio migliaia di gocce microscopiche di acqua e la cittadina sembra sospesa su un pulviscolo di nebbia trasparente quasi cullata dalle onde.
Numerose sono le spiagge di sabbia finissima che si trovano alla base dello sperone intervallate da strapiombi di roccia bianchissima costellati di grotte, le più affascinanti sono senza dubbio la Grotta dei Contrabbandieri con due entrate, la Grotta Campana che ricorda proprio la forma interna di una campana, la Grotta Sfondata senza soffitto,
e poi l'Arco di San Felice.
Vieste, oltre che di turismo vive di pesca, di artigianato
e di agricoltura, produce un olio EVO particolarmente rinomato, vanta una cucina caratteristica che si può gustare negli innumerevoli locali che, con i loro tavolini, occupano piazzette, angoli posti di fronte a scorci panoramici, lungomare e vicoli.
Il duomo, che si raggiunge arrampicandosi su per due diverse scalinate, raccoglie alcuni dipinti davvero belli oltre alle statue che sono oggetto di grande devozione da parte dei fedeli.
Tutto il paese è caratterizzato da gradinate, salite, discese, vicoli e piazzette tra i quali ci si smarrisce a fare foto e ad entrare nei numerosi negozietti di artigianato e di prodotti tipici della zona.
Come ogni angolo caratteristico della nostra Italia anche Vieste ha la sua bella leggenda che parla proprio del monolite in pietra calcarea alto 25 m posto a guardia della baia che prende il suo nome, Pizzomunno.
Si racconta che viveva a Vieste Pizzomunno, un bellissimo marinaio, alto, forte, generoso, innamorato di Cristalda, una fanciulla del posto. Mentre Pizzomunno era a pesca lo videro un gruppo di sirene che si innamorarono di lui e lo vollero come sposo offrendogli in cambio l’immortalità. Il pescatore rifiutò l’offerta e tornò dalla sua amata ma le sirene, per dispetto, la rapirono e la portarono in fondo al mare. Dalla disperazione Pizzomunno si trasformò nell’immenso masso in pietra calcarea che possiamo ancora vedere però ogni cento anni Cristalda risale dagli abissi e raggiunge il suo innamorato per una notte.
A ricordare questa romantica storia vi è in Vieste una scalinata,
dice la leggenda che salire i cento gradini mano nella mano garantirà alla coppia amore eterno, sui gradini decorati con cuori sono scritti i versi della canzone “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” che il cantautore Max Gazè portò sul palco dell’Ariston al festival di Sanremo del 2018 e che riassume la storia di Cristalda e del suo pescatore e la sua promessa d’amore di attenderlo per 100 anni.
Per riportare la storia nel XXI secolo l’amministrazione invita le coppie che si cimentano nella salita a scattare un selfie e a mandarlo sul loro sito dove verrà pubblicato.
Per i visitatori che puntualmente si innamorano della città e desiderano tornarci c’è una garanzia speciale: basta fare un giro completo intorno al monolite di Pizzomunno ed il ritorno è assicurato.