
“Si narra che i Giganti, aspirando al regno del Cielo,
ammassassero i monti gli uni sugli altri fino alle stelle.
Scagliando i suoi fulmini allora squarciò il padre onnipotente
l’Olimpo e giù dalle Ossa rovesciò il Pelio.”
Publio Ovidio Nasone “Le Metamorfosi” Libro I versi 152-155 ,
Giulio Romano – Sala dei Giganti - Volta e parete Sud - Palazzo Te, Mantova
Questi i versi da cui Giulio Romano trasse l’ispirazione per la camera più fantastica da lui dipinta a Palazzo Te nella dimora che Federico II Gonzaga aveva voluto a poca distanza dal centro di Mantova.
I pochi versi che parlano di una guerra terribile tra Giove, Zeus per i greci, e i Giganti furono scritti da Publio Ovidio Nasone (43 a.C. – 17 d.C.) che nel suo poema epico-mitologico “Metamorfosi” ci ha trasmesso le storie più celebri della mitologia antica ma Ovidio aveva tratto ispirazione dalla “Teogonia”, poema mitologico di Esiodo che narra la storia e la genealogia degli dei greci raccogliendo i miti greci dalla nascita dell’Universo.
Filippo Tagliolini – Caduta dei Giganti – Biscuit – Museo di Capodimonte, Napoli
Diceva Esiodo che all’inizio era il Chaos dal quale sorse Gaia, chiamata anche Gea, la Madre Terra, che generò Urano, il Cielo, dalla loro unione nacquero i Titani, sei maschi, Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto e Crono, e sei femmine chiamate Titanidi, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febi e Teti, oltre a tre Ciclopi, Arge, Sterope e Bronte, e tre Ecatonchiri o Centimani, Cotto, Briareo e Gige con cento braccia e cinquanta teste che sputavano fuoco.
Sala dei Giganti, particolare
Ma Urano, che temeva questi figli troppo potenti, incatenava i Ciclopi e gli Ecatonchiri nel Tartaro via via che nascevano; Gea, sconvolta da quello che il suo sposo faceva, cercò di convincere i Titani a ribellarsi ma la richiesta venne accolta solo dall’ultimo figlio, Crono che, utilizzando un falcetto fornitogli dalla madre, evirò il padre gettando poi i genitali in mare.
Sala dei Giganti, particolare
Crono diventò così signore dell’Universo ma non si comportò meglio del padre, ricacciò i Ciclopi e gli Ecatonchiri di nuovo nel Tartaro, sposò la sorella Rea ma spaventato dalla profezia di Urano morente e da Gea che avevano predetto la sua fine per mano di uno dei suoi figli, ogni volta che Rea dava alla luce un figlio lo divorava.
Alla nascita di Zeus la madre Rea lo partorì di notte e lo affidò alla nonna Gea che lo portò a Creta, mentre Rea consegnava a Crono un sasso avvolto in fasce che fu divorato come gli altri figli.
A Creta Zeus venne allattato dalla capra Amaltea.
Gian Lorenzo Bernini – La capra Amaltea – Galleria Borghese, Roma
Diventato adulto, con l’aiuto della madre Rea, Zeus divenne coppiere del padre, incarico che gli permise di versare un emetico nelle bevande che gli serviva. L’effetto fu quello previsto, Crono iniziò a vomitare facendo uscire la pietra che aveva sostituito Zeus e poi le altre cinque divinità, Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone, illesi e adulti.
Zeus o Poseidone – Museo Archeologico, Atene
I sei fratelli decisero di vendicarsi del padre e degli altri Titani appoggiati da Prometeo e Stige che pur essendo anch’essi Titani scelsero di schierarsi con gli Olimpi, scoppiò così quella che fu chiamata la Titanomachia o Guerra dei Titani che scelsero come loro capo Atlante, figlio del Titano Giapeto, mentre gli dei offrirono il comando a Zeus.
Atlante Farnese – Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La guerra si protrasse a lungo fino a che Gea profetizzò che gli dei avrebbero vinto solo se sarebbero stati aiutati dai Ciclopi e dagli Ecatonchiri prigionieri nel Tartaro, un luogo sotterraneo e oscuro, tanto lontano dalla Terra quanto la Terra lo era del Cielo. I Ciclopi, grati a Zeus per la libertà gli donarono i fulmini, a Ade diedero un elmo che rendeva invisibili e a Poseidone un tridente. I tre fratelli si introdussero nella residenza di Crono e mentre Poseidone lo teneva a bada con il tridente, Zeus lo colpì con il fulmine e Ade gli rubò le armi.
Guido Reni – La caduta dei Giganti - Palazzo Mosca, Pesaro
Intanto gli Ecatonchiri con le loro cento braccia bersagliarono di pietre gli altri Titani messi in fuga definitivamente dal terribile urlo di Pan.
I vincitori non furono clementi con i perdenti, i Titani furono rinchiusi nel Tartaro cinto da mura e con porte di bronzo costruite da Poseidone e sorvegliati dagli Ecatonchiri, Atlante, il loro capo fu condannato a reggere la volta del cielo mentre le Titanidi, grazie all’intervento di Rea e Meti, un’Oceanina figlia di Oceano e di Teti e madre a sua volta di Atena, non vennero punite.
Alla fine della guerra i tre fratelli si spartirono il potere, a Zeus andò il Cielo e il predominio su tutto l’Universo, a Poseidone il mare e ad Ade il mondo sotterraneo, il regno delle anime dei defunti.
Gian Lorenzo Bernini - Ratto di Proserpina - particolare della testa di Ade – Galleria Borghese, Roma
Dai genitali di Urano caduti in mare, sarebbe poi nata Afrodite che per i romani diventerà Venere, mentre dalle gocce di sangue prenderanno vita i Giganti che pur essendo divinità, in quanto figli di Gea e Urano, erano mortali ma solo se ad ucciderli avessero contribuito contemporaneamente un dio e un mortale.
Ercole Farnese - Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Gea, furiosa perché i suoi figli erano stati rinchiusi di nuovo nel Tartaro, convinse i Giganti a ribellarsi a Zeus ed i Giganti raccolsero l’appello della Madre Terra e diedero la scalata al Cielo ponendo sul Monte Olimpo il Monte Ossa e su questi il Monte Peleo.
Sala dei Giganti, particolare
Zeus chiamò a combattere le altre divinità dell’Olimpo e con l’aiuto di Eracle, il semidio nato da Zeus e da una mortale, riuscirono a sconfiggere i 24 giganti.
Sala dei Giganti, particolare
Il primo a morire fu il capo, Alcioneo, poi toccò a Porfirione che tentò di strangolare Era, ferito al fegato da una freccia di Eros tentò di violentarla, Zeus geloso della moglie colpì il gigante con una delle sue folgori e Eracle lo finì con la clava.
Sala dei Giganti, particolare
Gli scontri si susseguivano uno all’altro, Efialte contro Apollo, Eurito con Dionisio, Clizio contro Ecate, Mimas si battè con Efesto e Pallante contro Atena ma sempre l’intervento risolutivo di Eracle permetteva agli Olimpi di sconfiggere i Giganti.
Sala dei Giganti, parete settentrionale, particolare
Anche le Moire, divinità del destino ineluttabile parteciparono alla battaglia lanciando proiettili infuocati contro i Giganti. Encelado, colpito da un enorme masso scagliato da Atena crollò in mare per diventare l’isola di Sicilia e sarà proprio la Sicilia a fare da tomba, sotto il vulcano Etna, ai figli di Gea nati dal sangue dei testicoli di Urano caduti in mare.
Nella sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova l’artista Giulio Romano è riuscito mirabilmente a rappresentare il momento della caduta delle divinità ribelli.
Sala dei Giganti, particolare
Giulio Pippi de’ Jannuzzi, conosciuto come Giulio Romano, nacque a Roma tra il 1492 e il 1499, e morì a Mantova il 1° novembre 1546, nato in una famiglia agiata di commercianti abitava vicino alla casa di Michelangelo dove oggi si trova l’Altare della Patria. Diventato uno degli allievi più dotati di Raffaello Sanzio collaborò con lui negli affreschi di Villa Farnesina, delle Logge e delle Stanze Vaticane. Alla morte di Raffaello ereditò, su lascito testamentario del maestro di Urbino, la bottega e le commissioni.
Sala dei Giganti, parete settentrionale, particolare
Su invito di Federico II Gonzaga, nel 1524 Giulio Romano si trasferì a Mantova dove rimase fino alla morte. A Mantova gli fu affidato l’incarico di realizzare un casino fuori dalle mura della città in una località chiamata Te dove Federico aveva delle scuderie. Ci vollero 10 anni perché il palazzo venisse completato, intanto l’artista si era occupato anche della sistemazione di Palazzo Ducale dove realizzò il cortile della Cavallerizza. Nel 1546 Giulio Romano morì a Mantova proprio prima di tornare a Roma dove era stato richiamato per diventare primo architetto della fabbrica di San Pietro.
Sala dei Giganti, particolare
Palazzo Te aveva funzione abitativa, di svago, di ospitalità, di intrattenimento e di rappresentanza e la sala dei Giganti era il suo gioiello. Se noi visitatori del terzo millennio restiamo a bocca aperta entrando nella sala provate ad immaginare la reazione nel 1400 degli ospiti che entravano in una stanza buia, illuminata solo dal fuoco di un camino, con il pavimento ricoperto di ciottoli che rendevano il passo incerto e traballante, davvero avevano l’impressione che tutto il palazzo crollasse loro addosso.
Giorgio Vasari, che si era recato in visita all’amico Giulio, riassume così le sue impressioni:
“Non si pensi alcuno di vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso.”
Sala dei Giganti, particolare
Entriamo in questa stanza, allora.
Sala dei Giganti - Pavimento del 1700
Ed ecco che il Monte Peleo rovina con gran fragore e rotolare di massi sul monte Ossa che travolge gli assalitori, corsi d’acqua impetuosi li trascinano con sé insieme ad enormi sassi, edifici crollano e colonne di marmo si spezzano, Tifeo con la testa schiacciata cerca invano di sollevare la montagna che lo sovrasta, due Giganti cercano di sostenere sulle spalle i massi che precipitano, altri si aggrappano alle rocce o salgono su una zattera improvvisata per sfuggire alla piena dei fiumi.
Sala dei Giganti, parete occidentale, particolare
Le divinità, riportate con il nome latino dato che Giulio Romano si basa sulle Metamorfosi del poeta latino Ovidio, si affollano nella volta guardando con orrore quanto accade in basso e combattono disperatamente per la loro stessa sopravvivenza. Giove, le vesti che si agitano, furibondo lascia il suo trono per scagliare con più efficacia i suoi fasci di fulmini mentre Giunone, sua sposa, glieli porge,
Volta della Sala dei Giganti - Zeus ed Era
Apollo percorre il campo di battaglia sul carro del sole,
Volta della Sala dei Giganti - Apollo e altre divinità
Nettuno, il dio del mare con il tridente è pronto a rintuzzare i giganti che tentano di salvarsi,
Volta della Sala dei Giganti - Nettuno
Marte, la spada in pugno, è accanto a Venere in fuga
Volta della Sala dei Giganti - Marte e Venere
ed Ercole, vicino a Bacco ed Ermes, finisce a colpi di clava i ribelli colpiti dagli dei,
Volta della Sala dei Giganti - Ercole
Perfino le Furie, con il capo ricoperto di serpenti, partecipano alla lotta e troviamo anche delle scimmie che stanno a guardare quello che accade ma nel poema di Ovidio o in quello di Esiodo le scimmie non c’erano, probabilmente Romano si basò su una traduzione dal latino che conteneva un errore di interpretazione.
Sala dei Giganti- parete orientale, particolare
La guerra per i Giganti finisce così: seppelliti sotto il vulcano Etna mentre il loro sangue inzuppava la Terra, la madre disperata rianimò il sangue sparso dai figli e gli diede aspetto umano ma… questa è un’altra storia.
Sala dei Giganti, particolare
Diverse sono le interpretazioni del significato del mito greco che tanti artisti e Giulio Romano hanno saputo così bene rappresentare. Una delle interpretazioni di questa lotta che vede lo scontro tra le intelligenze delle divinità dell’Olimpo e la forza bruta dei Giganti e che viene spontanea a chi visita Palazzo Te e si incanta ad ammirare la Sala dei Giganti potrebbe essere una sorta di monito diretto a chi crede di essere un gigante ed aspira a diventare padrone del mondo, può salire in alto più che può ma alla fine rovinerà al suolo e di lui resterà solo polvere.
Sala dei Giganti - particolare
Come diceva Renzo Arbore in una famosa pubblicità di qualche decennio fa: “Meditate gente, meditate!
Sala dei Giganti, parete occidentale