Antoni Gaudì, un genio pazzesco

Come gli artisti hanno sempre viaggiato a seguito dei loro mecenati o dove venivano chiamati per realizzare le loro opere d’arte anche i loro capolavori sono sparsi in città e musei di tutto il mondo ma a volte è capitato che un pittore, uno scultore, un architetto abbiano soggiornato a lungo in alcune località lasciando in esse la propria impronta imperitura e, quasi come se del loro spirito fosse impregnata l’aria, è facile ritrovarli per le strade, nelle piazze, nei palazzi.

A Roma a venirvi incontro sono Bernini e Caravaggio, a Firenze Michelangelo e Brunelleschi, a Milano Leonardo, a Mantova Mantegna, a Cremona Stradivari e Amato.

Modellino della Pedrera – Casa Milà

A Barcellona, a prendervi per mano e ad accompagnarvi nella scoperta della città dove più ha lavorato e dove ha lasciato capolavori di una incredibile stupefacente bellezza, è Antoni Gaudì.

Casa Battlò

Antoni Plàcid Guillem Gaudì i Cornet nacque il 25 giugno 1852 a Reus, quinto figlio di un calderaio.

Fin da giovane soffrì di reumatismi che ne segnarono la vita costringendolo a diete feroci e ad esercizi estenuanti, iniziò gli studi presso una scuola di Reus e da subito diede prova delle sue capacità grafiche, a 17 anni intraprese gli studi di architettura presso la Llotja, la scuola di architettura di Barcellona oltre a fare il tirocinante presso alcuni importanti costruttori della città.

Un guerriero di Casa Milà

Quando Antoni aveva 24 anni morì la madre, Antonia Cornet i Bertran,

Due anni dopo, il 15 marzo 1878, ottenne la laurea in architettura, in quella occasione il direttore della facoltà affermò: “Non so se abbiamo conferito il titolo ad un pazzo o ad un genio, con il tempo si vedrà”.

Temple Expiatori de la Sagrada Famìlia – Facciata della Natività

Il 1878 fu un anno cruciale per Gaudì non solo perché si laureò ma anche perché conobbe l’industriale Eusebi Güell. Il giovane architetto aveva ricevuto l’incarico per una vetrina in ferro e vetro per un negozio di guanti in Carrer d’Aninyò.

Ritratto di Eusebi Güell i Bacigalupi – Juli Moisès 1913

Il mobile, in mostra all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1878, destò l’interesse dell’industriale catalano che volle conoscere il suo progettista, l’incontro tra i due diede origine ad un sodalizio pluridecennale, le personalità molto simili del mecenate e dell’artista e la grande amicizia che si instaurò tra i due permisero a Gaudì di poter soddisfare i suoi capricci estetici senza preoccupazioni di costi o di difficoltà di realizzazione.

Sedia

Tra il 1883 e il 1888 Gaudì progettò casa Vicens il suo primo progetto residenziale, negli stessi anni ebbe l’incarico di realizzare una villa estiva, il Capriccio, per l’emigrante arricchitosi in America Maximo Diaz de Quijano cognato del suocero di Eusebi Güell, dove lo stile originale e personale di Gaudì inizia ad affermarsi.

Frammento della grata del cancello di Casa Vicens

Nel 1883 Gaudì si vide assegnare la progettazione di una chiesa già iniziata dall’architetto Francisco de Paula del Villar, la Basilica i Temple Expiatori de la Sagrada Famìlia,

Sagrada Famìlia

il tempio Espiatorio della Sacra Famiglia o semplicemente Sagrada Famìlia che divenne il fulcro della vita del giovane architetto che si ritirò dalla vita pubblica rinunciando a teatri, concerti, dibattiti per adottare uno stile di vita semplice e frugale.

Sagrada Famìlia – Facciata della Passione

Insieme alla progettazione della Sagrada Gaudì costruì anche l’edificio scolastico per i figli dei lavoratori della chiesa e per i bambini del quartiere a testimonianza del grande interesse di Gaudì per il tessuto sociale della città .

Sagrada Familìa – particolare della Facciata della Passione

Tra il 1884 e il 1887 Gaudì progettò la sua prima opera per Eusebi, i Padiglioni Güell in Avinguda de Pedralbes, due padiglioni d’ingresso alla tenuta a nord di Barcellona destinati alla casa del custode e alle scuderie con maneggio, è proprio nei padiglioni che fa la sua apparizione la decorazione in ceramica con il metodo del “trencadìs”, piastrelle in ceramica spezzettati che ricoprono superfici curve anche di grandi dimensioni ricreando immagini fantastiche.

Decorazione a trecandìs

Secondo un aneddoto della vita dell’artista mentre si trovava nel laboratorio di Lluìs Brù, per accelerare il processo di posa delle piastrelle Gaudì fece a pezzi una piastrella e un vaso suggerendo di distribuire i pezzi a manciate sulla superficie da ricoprire. Sempre nei padiglioni Güell straordinario è il drago inserito nella grata in ferro battuto sul cancello delle carrozze che rappresenta il drago a guardia del giardino delle Esperidi sconfitto da Ercole che Gaudì riprese dal poema “Atlantis” di Jacint Verdaguer.

Salamandra – Park Güell

Nel 1888 Gaudì iniziò i lavori per il palazzo Güell sul Carrer Nou de la Rambla che doveva diventare  residenza di famiglia ma anche edificio di rappresentanza, i sei livelli dell’edificio disposti in modo diverso e funzionale ad ogni piano ruotano intorno ad un salone centrale ricoperto da una cupola parabolica che permette l’illuminazione naturale, interessanti le scuderie al piano interrato alle quali si accede tramite rampe a spirale e la terrazza sul tetto con i camini e le prese d’aria decorati con i trencadìs.

Casa Battlò  – facciata

Nel 1898 Gaudì progettò un edificio commerciale e residenziale commissionato dai figli dell’industriale tessile Pedro M. Calvet, la casa sarebbe stata utilizzata come negozio al piano terra e seminterrato e abitazione ai piani superiori, nel 1900 l’edificio venne insignito del premio annuale come edificio meglio rifinito di Barcellona.

Firma di Gaudì

Nel 1890 Gaudì inizia a lavorare alla Chiesa della colonia tessile Güell, edificio rimasto incompiuto che l’architetto progettò realizzando un grande plastico costruito con tessuti, corde e piccoli pesi che gli permisero di desumere le forme architettoniche stabilite dal comportamento statico dell’edificio, studio fondamentale che applicherà poi alla costruzione della Sagrada Famìlia.

 Cripta Colonia Güell

Nel 1900 prende il via la costruzione del Park Güell, una città giardino voluta da Eusebi, un polmone verde esteso, ricco di piante e di viottoli da percorrere che Gaudì aveva immaginato ancora più grande, aperto a tutti e punteggiato da opere d’arte.

Park Güell

Pensato come una vera e propria città immersa nel verde il parco contava sessanta lotti edificabili ma solo tre furono venduti, su uno di questi fu costruita la casa progettata da Francesc Berenguer i Mestres e poi comprata da Gaudì per vivervi con il padre e la nipote Rosa dal 1906 al 1925.

 Casa Museo Gaudì

A Park Güell Gaudì progettò i due padiglioni della portineria,

 Casa del portiere

Situata a destra dell’entrata principale di Park Güell, la casa del portiere è uno dei pochi esempi conservati di abitazione modesta realizzata da Gaudì, attualmente è una delle sedi distaccate del Museu d’Historia de Barcelona, il MUHBA che presenta l’esposizione “Güell, Gaudì y Barcelona, la expresion de un ideal urbano”.

 Casa del Guarda

A dare il benvenuto ai visitatori è la salamandra posta sullo scalone d’ingresso, legata al fuoco, all’alchimia e alla prosperità, un deciso invito  a fermarsi per una divertente foto ricordo.

Salamandra

Una bella scalinata conduce alla sala ipostila progettata per ospitare il mercato della cittadina,

Sala ipostila

una selva di 86 colonne doriche sorreggono la piazza sovrastante ed è un’emozione incredibile aggirarsi tra le colonne, sembra di trovarsi all’interno di un tempio greco o romano capovolto, il soffitto curvilineo racchiude disegni fantastici e si cammina a naso in su per cercare di vedere tutto.

Sala ipostila

Immediatamente sopra questa sala si trova la grande piazza dell’immaginario villaggio,

una grande spianata delimitata lungo il perimetro da una panchina ondulata a forma di serpente lunga 110 metri, ricoperta da trencadis in ceramica, l’impressione è quella di essere in una enorme vasca con idromassaggio, basta sedersi per immaginare getti d’acqua che si innalzano nel cielo per ricadere in arcobaleni iridescenti.

 Panchine decorate con trencadìs

Dalla piazza l’affaccio è sul panorama di Barcellona, il mare che occhieggia in fondo e quella Sagrada Famìlia ancora in costruzione, circondata da gru ma che attrae magneticamente lo sguardo perché rappresenta il cuore spirituale della città.

Piazza con la Sagrada Famìlia sullo sfondo

Lungo buona parte del parco si snoda un grande portico coperto detto il portico della lavandaia da una scultura su una delle colonne che sorreggono il lungo viale aereo che permette di osservare il parco dall’alto.

Il portico della Lavandaia

Viale aereo

Nel 1904 Gaudì si vide affidare il progetto della ristrutturazione di casa Battlò

Casa Battlò

Casa Battlò, ubicata al n 43 de Paseo De Gracia, patrimonio UNESCO, era stata costruita nel 1877 da Emilio Sala Cortés, uno dei professori di architettura di Gaudì, nel 1903 venne acquistata da Josep Battlò, un industriale proprietario di varie fabbriche, che diede l’incarico a Gaudì di demolire l’edificio e ricostruirlo interamente. La casa conclude la lunga sfilata di signorili dimore poste in quella che viene definita la Manzana della Discòrdia.

Gaudì invece di demolire la casa la ristrutturò integralmente, cambiando la facciata, dividendo i muri interni in modo diverso, ampliando il cortile e rendendola il gioiello che ancora oggi affascina milioni di visitatori.

Corridoio Casa Battlò

L’edificio rappresenta la visione fantastica, futuristica, moderna anche fra mille anni di una grande genio che quando non erano ancora nate le parole per indicare edifici biocompatibili, ergonomici, autosufficienti da un punto di vista di riscaldamento e raffreddamento aveva già la capacità non solo di immaginare soluzioni nuove e rivoluzionarie ma anche la forza, l’intelligenza e la determinazione per realizzarle.

Affaccio su Paseo de Gracia

La facciata curvilinea è rivestita da un mosaico di pietre colorate con un tetto ondeggiante rivestito da squame come un rettile primitivo.

 Tetto Casa Battlò

La visita all’interno è un viaggio fantascientifico, pareti curve, la casa che si avvolge intorno ad un cortile centrale dal quale anche le stanze interne prendono luce, vetri colorati arrotondati che danno l’idea di essere in un sottomarino,

Cortile Interno Casa Battlò

stanze comode a misura di adulto o di bambino, maniglie diverse a seconda della funzione,

Maniglie di casa Calvet, Casa Battlò e casa Milà

scale che si arrotolano verso l’alto con pianerottoli dove si aprono porte in cima al quale si distingue una lettera disegnata dallo stesso Gaudì.

Porta di un appartamento

Una stanza dietro l’altra è la voce dell’artefice di tutto questo che racconta la sua visione di casa, ed è la casa stessa che parla mentre le dita sfiorano il corrimano per sentirne la forma e la levigatezza

Corrimano della scala

 o si aprono le persianine che si trovano inserite in alcune pareti per permettere all’aria di circolare liberamente.

Quando si arriva sul tetto si trovano comignoli colorati, tegole curvilinee ed il panorama della città che si stende intorno.

Comignoli

Mentre si scende per tornare a piano terra lungo la scalinata segnata da una serie di tende ad anelli di metallo a ricordare la straordinaria invenzione di Gaudì, l’arco catenario, che gli permetteva di costruire edifici leggiadri che sembrano sollevarsi in aria e rimanere sospesi sulla brezza che spira dal mare.

 Interno Casa Battlò

La visita a casa Battlò termina nel cubo di Gaudì e questa volta è l’intelligenza artificiale che regala un’emozione diversa, analizzando e acquisendo migliaia e migliaia di progetti e disegni del grande architetto è stato realizzato un filmato che sintetizza il suo pensiero circondando gli stupefatti visitatori e proiettandoli direttamente nella mente di un genio.

Camino

La sensazione quando si esce da Casa Battlò è di essere atterrati da una navicella spaziale che ha viaggiato per migliaia di anni luce dalla Terra per permettere di visitare un mondo parallelo dove i problemi di surriscaldamento, di scioglimento dei ghiacciai, di fenomeni atmosferici estremi sono stati risolti prima che potessero manifestarsi perché sono state applicate quelle regole che, se fossero state davvero rispettate seguendo i canoni di Gaudì, avrebbero traghettato la Terra in un terzo millennio ecologico, rispettoso dell’ambiente e dell’uomo.

Finestre modulari

Dal 1906 al 1912, Gaudì progetta l’ultima opera di edilizia civile al n. 92 di Passeig de Gracia, Casa Milà meglio conosciuta come la Pedrera (cava di pietra), perché la facciata richiama una cava di pietra.

Casa Milà

Come per Casa Battlò abbiamo linee curve ondulanti, curve anche qui lungo i balconi che si rincorrono da un piano all’altro ma là dove a casa Battlò troviamo leggerezza e colore, terrazzini vezzosi e balconi con ringhiere che sembrano mascherine a casa Milà troviamo il grigio della pietra e il nero delle sculture in ferro battuto riciclato che fanno da parapetto.

Balconi

La casa all’interno rispetta i canoni di Gaudì, pareti curve, ampie finestre, il cortile centrale per avere luce ovunque ma la sorpresa è in attesa in soffitta nei locali che dovevano essere adibiti alla lavanderia e all’asciugatura della biancheria.

 Soffitta

Per tutto lo spazio si inseguono gli archi catenari che sono la scoperta personale di Gaudì e in questo percorso che si snoda per tutta l’ampiezza del locale si trovano le riproduzioni dei progetti dell’artista, le indicazioni delle fonti che lo hanno ispirato: alberi, rocce, conchiglie, animali, mare, montagna e forse anche nuvole perché tutto è così leggero, arioso come se fosse sospeso nel cielo e nello stesso tempo ancorato alla terra.

 Tazza e cucchiaino di Gaudì

Gaudì lavorava seguendo un metodo assolutamente personale, appendeva al soffitto delle funi o delle catenelle in metallo studiando come spontaneamente si formassero degli archi, posizionando uno specchio sotto la sua costruzione aveva un’idea globale dell’aspetto dell’edificio.

Struttura appesa al soffitto

Struttura riflessa nello specchio

Modellino della Sagrada Famìlia

Ma casa Milà ha ancora una sorpresa straordinaria: il tetto.

Tetto di Casa Milà

Quando pensi di aver visto tutte le meraviglie arrivi sul tetto e ti trovi circondato da un esercito di guerrieri che sorvegliano la città e lì inizia il gioco, in un incastro di scale che salgono e scendono

Vista del cortile interno

rincorri questi giganti che in qualche modo ti sono familiari perché si racconta, (sarà leggenda o realtà?) che George Lucas, durante una sua visita a Casa Milà, ne rimase talmente affascinato da volerli come modello per i soldati dell’Impero nella straordinaria saga di Star Wars.

Comignoli

Intanto, mentre l’architetto progettava, modificava, disegnava, coinvolto in un numero impressionante di lavori, la sua fama cresceva, nel 1910 al Grand Palais di Parigi gli fu dedicata una mostra dove Gaudì espose modelli in scala di moltissime sue opere, modelli che lui riportò a Barcellona nella cripta della sagrada dove teneva il suo laboratorio, durante la guerra civile nel 1936 i rivoltosi vi appiccarono un incendio che distrusse buona parte dei disegni, progetti e modelli del Maestro.

Scalinata casa Battlò

Anche la Chiesa tributò il giusto omaggio all’artista, nel 1915 il nunzio papale, il cardinale Francesco Ragonesi recatosi in visita alla Sagrada Famìlia definì Gaudì il “Dante dell’Architettura”.

Sagrada Famìlia – Porta della Gloria

In quegli anni, però, la sua vita personale fu funestata da lutti e problemi dalla morte dell’amata nipote Rosa di 36 anni, il padre era morto sei anni prima a 93 anni, a quella del suo collaboratore Francesc Berenguer, del mecenate Eusebi Güell alla crisi economica che rischiò di bloccare la costruzione del Tempio.

Interno Sagrada Famìlia

Gaudì si sentiva solo, senza famiglia, senza amici, senza prospettive, come risposta a questi dolori si dedicò completamente alla costruzione della Sagrada arrivando perfino a chiedere l’elemosina ai passanti per finanziare i lavori e vivendo un’esistenza frugale, finalizzata alla costruzione del Tempio Espiatorio in un’offerta spontanea dei suoi sacrifici per rendere onore alla denominazione ufficiale della chiesa.

Camera da letto di Gaudì a casa Gaudì – Park Güell

Nell’ultimo periodo della sua vita, si trasferì nel laboratorio lasciando la solitudine della casa a Park Güell ed anche per essere dentro al cantiere della Sagrada.

Cappella di Gaudì – Casa museo – Park Güell

Lo stile di Gaudì non ha eguali, usava codici stilistici diversi contemporaneamente, elaborava originali forme ricercando nel passato, nella natura e negli animali nuove possibilità espressive e soluzioni inedite, nella sua ricerca continua verso un miglioramento costante, orientato verso le linee naturali.

Finestra di Casa Battlò

Questa ricerca costante lo portò ad inventare la curva catenaria che impiegò a Casa Milà, nella cripta della Colonia Güell e alla Sagrada Famiglia e che fu la soluzione architettonica che permise alle sue opere di elevarsi in alto senza aiuto di contrafforti a differenza del gotico in generale e del gotico catalano in particolare presente in molte chiese di Barcellona.

Soffitta Casa Milà

Ma Gaudì non era solo l’architetto che disegnava il progetto, era anche artigiano, scultore, arredatore con un bagaglio formativo che comprendeva lavori in ferro battuto, vetrate, ceramiche, modellazione in gesso. Maestro nell’uso dei materiali seppe sfruttare le potenzialità del trecandis, la tecnica dei frammenti di ceramica applicate su superfici curvilinee o come per la Cattedrale di Palma dove l’illuminazione fornita da grandi lastre dai colori primari dallo spessore variabile che modulavano l’intensità della luce.

Interno Sagrada Familìa

Gaudì è stato anche un grande scultore, è stato lui a progettare molti dei gruppi scultorei della Sagrada, usava come modelli gente del popolo ed ogni statua era differente da ogni altra, unica perché le persone sono uniche, spesso fotografava i  modelli utilizzando un sistema di specchi e realizzava calchi in gesso che poi correggeva in base alla posizione che le era stata destinata, più in alto andava posizionata la statua e maggiori dovevano essere le sue dimensioni, solo a quel punto la scolpiva nella pietra.

Riproduzione di una scultura della facciata della Natività

Un’altra sua affascinante capacità era come arredatore di interni, studiava soluzioni che permettessero un’adeguata compatibilità con l’anatomia umana, progettò maniglie che si adattassero perfettamente alla mano modellando pezzi di argilla che si adattavano alla conformazione dell’arto,

Maniglia per la porta d’entrata di Casa Calvet

sedie,

Sedie

 mobili, finestre, stanze da bagno

Stanza da bagno a casa Milà

 e tutto quello che poteva rendere più comoda e vivibile un’abitazione; ogni mobile, ogni stanza aveva una sua funzione così come l’avevano porte e finestre e su tutte utilizzava la luce come mezzo per valorizzare ogni angolo della casa. Utilizzava il sole come fonte di luce e di calore, le sue case avevano vetrate colorate, e accorgimenti modulari per permettere la libera circolazione dell’aria e del calore.

Finestra a casa Milà

Il 7 giugno del 1926, finita la giornata di lavoro alla Sagrada Gaudì, non si sa bene se mentre tornava o mentre andava alla chiesa di San Filippo Neri per pregare, distratto, attraversò la strada e venne investito da un tram, nessuno lo riconobbe anche per l’abbigliamento trasandato, alcuni tassisti si rifiutarono di portarlo in ospedale e furono alcuni passanti che lo accompagnarono presso l’ospedale di Santa Creu dove fu ricoverato nel reparto dei poveri. A dare un nome a quel povero paziente si arrivò solo quando fu riconosciuto da un prete della Sagrada Familia.

Cappotto e cappello di Gaudì

Il 10 giugno Gaudì si spense tra il dolore di tutta la città, una fiumana di gente andò a porgergli l’ultimo saluto e poi lo accompagnò alla cripta della chiesa alla quale aveva dedicato più di metà della sua vita e dove fu sepolto con il permesso del Papa e del governo.

Tomba di Gaudì

Il rettore della facoltà della Llotja che gli conferì la laurea in architettura non sapeva se da quelle aule fosse uscito un pazzo o un genio, a quasi un secolo della morte di Antoni Plàcid Guillem Gaudì i Cornet il giudizio è affidato ai milioni di visitatori che affollano gli edifici da lui progettati e che ne escono profondamente segnati perché questo uomo umile, semplice, schivo, profondamente religioso, dedito all’arte, ha trasfuso nelle sue opere tutto l’amore che provava per la Terra, la Natura, Dio e l’Uomo, un amore che vibra ancora oggi e che bambini, donne e uomini percepiscono a prescindere dall’età o dal luogo di provenienza, un amore e uno stile che hanno influenzato artisti ed architetti e se il giudizio finale è che fosse pazzo allora il mondo dovrebbe pregare perché ne nascano a milioni di uomini cosi pazzescamente geniali.

Busto di Gaudì

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