Passeggiando tra le colline senesi, guidati da un doppio filare di cipressi si giunge in un vasto spiazzo al centro del quale si ergono i resti di quella che fu una splendida e ricca abbazia la cui costruzione risale ai primi anni del 1200.
Viale di cipressi, sullo sfondo San Galgano
Siamo a circa 30 km da Siena vicino al paese di Chiusdino.
Dell’abbazia sono rimasti in piedi solo i muri perimetrali, spariti il tetto e il pavimento, collassato su se stesso il campanile eppure essa è lo stesso meta di un gran numero di turisti che si lasciano affascinare dalla bellezza della struttura.
Lato destro dell’Abbazia
La storia dell’abbazia è strettamente connessa alla vita di San Galgano, al secolo Galgano Guidotti, giovane scapestrato che nel giorno di Natale del 1180, smessa la vita disordinata si ritirò sul colle di Montesiepi dove infisse la sua spada nel terreno per utilizzarla come croce.
Eremo di Montesiepi
San Galgano morì nel 1181 e nel luogo della sua morte, già nel 1185, venne completata una cappella in suo onore.
Nel 1201 nel luogo era già attiva una comunità di monaci cistercensi che ben presto si affermò come un monastero dal ricchissimo patrimonio fondiario grazie anche alle numerose donazioni e alle concessioni ecclesiastiche. Grazie ai fondi propri e alle elargizioni di privati e sovrani nel 1288 la chiesa venne consacrata.
Esterno dell’abside
Il rapporto tra il monastero e il territorio fu sempre molto stretto al punto che i monaci di San Galgano furono tra i primi operai chiamati alla costruzione del Duomo di Siena, lo stesso Nicolò Pisano stipulò un contratto con frate Melano per la realizzazione dello splendido pulpito della cattedrale.
Pulpito del Duomo di Siena
Il periodo d’oro dell’abbazia ebbe, però, vita breve; nel 1328 vi fu una carestia, a distanza di 20 anni la peste, che infuriò in tutta Europa, decimò i monaci, da quel momento iniziò il declino al punto che nel 1576 risulta che vi abitasse un solo monaco.
Nel 1789 la chiesa fu sconsacrata e tutto il sito abbandonato.
Alla fine del 1800 fu intrapreso uno studio storico ed il rilievo delle strutture per un possibile restauro che fu intrapreso nel 1924 ma solo per consolidare quello che restava degli edifici.
Come sempre la storia ci aiuta a comprendere la vita di un luogo e le complesse vicende che l’hanno accompagnato ma non spiega perché un rudere diroccato, sperso tra le campagne attiri così tante persone eppure è quello che accade ogni giorno.
Una delle navate della chiesa
Centinaia di persone si incamminano lungo la via Maremmana, tra dolci colline e boschi ombrosi per giungere in un luogo che conserva la magia di tempi lontani.
È rilassante aggirarsi all’interno della chiesa, calpestare il tappeto d’erba che ad ogni primavera si rinnova, guardare il cielo dalla crociera delle navate,
scoprire gli annessi agibili
e poi salire fino all’eremo di Montesiepi dove ancora fa mostra di sé la spada che Galgano conficcò nel terreno ad indicare la rinuncia alla vita godereccia e attaccabriga.
Eremo di Montesiepi
La spada nella roccia
Una finestra sul mondo