Una cartolina da Vigevano
2 anni ago Clementina Levato
Vigevano è un comune italiano di poco più di 60000 abitanti situato nel sud-ovest della Lombardia in provincia di Pavia.
Panorama della corte del castello e della città dalla Torre del Bramante
Il suo territorio fu popolato fin dall'età preromana, il primo documento che prova con certezza l'esistenza di un castrum a Vigevano risale al 963, si trattava di un recinto fortificato posto nel punto più alto, all'interno del quale potevano rifugiarsi gli abitanti dei dintorni in caso di pericolo.
Vigevano fu oggetto per un lungo periodo, tra il 1100 e il 1200, di una accanita lotta tra Pavia e Milano per il possesso del territorio, più volte fu messa al sacco, distrutta e poi ricostruita. Nel 1154 Federico Barbarossa la concesse a Pavia, tre anni dopo fu riconquistata dai milanesi e così via fino al 1250 quando divenne definitivamente territorio milanese.
Strada coperta
Tra il XIV e il XV secolo il borgo divenne feudo dapprima dei Della Torre, quindi dei Visconti e infine degli Sforza con i quali raggiunse il suo periodo di massimo splendore diventando residenza ducale e importante centro manifatturiero per la lavorazione di stoffe in lino e lana.
Quando, alla morte di Filippo Maria, l'ultimo dei Visconti, Francesco Sforza, tentò di salire al potere Vigevano si ribellò e si proclamò libero comune, la città venne posta sotto assedio per 20 giorni, gli assediati combatterono strenuamente guidati, dice la leggenda, da Camilla Rodolfi ma alla fine dovettero arrendersi.
Piazza Ducale
Nel 1494 divenne duca di Milano Ludovico il Moro, fratello di Galeazzo Sforza, entrambi soggiornarono a lungo a Vigevano con le rispettive mogli, Beatrice d'Este ed Isabella d'Aragona, ed iniziarono ad abbellire la città per potervi ospitare degnamente la corte, le ambascerie e gli ospiti importanti.
Galeazzo iniziò la costruzione delle nuove scuderie ma fu il Moro che partì dalla bonifica del territorio, fece costruire la Sforzesca, una grande fattoria modello, fece ampliare il castello costruendo nuove scuderie e nuovi edifici come la Loggia delle Dame a completa disposizione della moglie Beatrice, la Falconiera e la Torre ad opera di Donato Bramante ed avviò la costruzione della scenografica Piazza Ducale.
Strada coperta
Nel 1500, con la sconfitta del Moro, Vigevano vide il tracollo del suo periodo d'oro con alterne vicende tra indipendenza ed occupazione anche straniera.
Dal 1846 inizia il periodo industrializzato della città, qui venne fondato il primo birrificio Peroni a cui fecero seguito il primo calzaturificio italiano e la diffusione della lavorazione industriale del cotone e della seta.
Strada coperta
Cosa visitare a Vigevano? Di storia, abbiamo visto, ce n'è più che a sufficienza ma c'è anche tanta bellezza e tanta arte che la rendono una cittadina gradevole, bella da visitare e con spunti interessanti anche solo passeggiando semplicemente per le sue strade e piazze che mantengono ancora il loro impianto medievale.
Se si vuole, però, iniziare alla grande allora il punto di partenza è piazza Ducale, il cuore pulsante della città, considerata tra le piazze più belle d'Italia e non può essere che così visto che Ludovico il Moro chiese la collaborazione di Donato Bramante e Leonardo da Vinci per la sua progettazione, come si dice: un nome una garanzia.
Piazza Ducale
Ad aggiungere fascino alla piazza nel 1600 ci pensarono gli interventi voluti dal vescovo Caramuel come la facciata particolare della cattedrale che chiude con un abbraccio la piazza.
La chiesa, dedicata a Sant'Ambrogio, fu edificata sui resti di una precedente costruzione risalente a prima dell'anno 1000. La facciata barocca fu ideata dal vescono della città Juan Caramuel Lobkowitz che volle la facciata concava a chiudere la piazza, in questo modo Piazza Ducale diventava l'anticamera della chiesa che rappresentava il potere divino e non più, come prima, del castello che rappresentava il potere temporale.
Facciata del duomo
Tra le numerose opere presenti nel duomo la cupola affrescata dal Gonin
e un polittico di Bernardino Ferrari.
All'interno del Museo diocesiano si trova un vero e proprio tesoro di arredi sacri.
Splendida la lavorazione di un bastone pastorale intagliato in un dente di narvalo
Bastone pastorale (particolare)
così come quella dei vari libri liturgici.
Antifonario - Fra Giovanni da Pandino (1541)
Messale romano - Gugliemo Giraldi e Maestro di cultura emiliana (1455-60)
In una sala dedicata si trovano gli splendidi arazzi realizzati a Bruxelles intorno al 1520 e donati alla città di Vigevano da Francesco II Sforza.
Il ritorno del figliol prodigo
Nell'Archivio Storico Diocesiano sono conservate quasi 23000 tra carte e volumi manoscritti del vescovo Caramuel, di grande interesse il volume pubblicato nel 1670 dove il vescovo espose i principi della rappresentazione dei numeri in una base diversa del 10, la sua aritmetica binaria utilizzava il simbolo “a” e il numero “0”,
Bisognerà aspettare il 1847 perché l'aritmetica binaria venga riscoperta dal matematico inglese George Boole che diede il via alle scuole di logica matematica del Novecento, alla nascita del calcolatore elettronica e al bit, in definitiva alla programmazione informatica.
Altro interessante monumento è il castello, un complesso di edifici il cui perimetro si estende su un'area di oltre due ettari, situato nel punto più alto della città.
All'interno del Castello Sforzesco sono presenti il Museo internazionale della calzatura, la Pinacoteca civica, il Museo archeologico della Lomellina e, dal 2016, la Leonardiana dedicata all'opera di Leonardo da Vinci.
Nel Museo Archeologico sono conservati gli unici affreschi originali della Piazza voluti da Ludovico.
Chimera cavalcata da un putto
La Pinacoteca raccoglie un considerevole numero di tele e sculture.
Affascinante il dipinto di Pompeo Mariani (1894 – olio su tela) dal titolo “Le Temerarie”, due eleganti signore con tanto di cappellino che sfidano il mare in tempesta mentre il vento strapazza le loro gonne e le onde si avventano sulla scogliera ala loro destra.
"Le Temerarie" - Pompeo Mariano (1894, olio su tela)
“Per la tua dote” di Luigi Bocca rappresenta una donna intenta a riempire un cuscino di piume per la figlia in procinto di sposarsi come sottolineato dallo sguardo sognante della fanciulla indifferente alle piume che le svolazzano intorno e si posano sugli abiti e sul capo.
"Per la tua dote" Luigi Bocca (1893)
Divertente la tela di Carlo Bocca, “Manichino con modella” del 1959, la modella nuda che impugna una scopa mentre a ritrarla è un manichino.
"Manichino con modella" Carlo Bocca (1959)
Tra le sculture presenti nella raccolta il “Grido materno”, di Pasquale Miglioretti,
"Grido materno" Pasquale Miglioretti (1874)
una bambina a piedi scalzi raccoglie nel vestito una nidiata di anatroccoli
mentre la madre le soffia contro indignata.
Molto interessante anche la torre dell'orologio di Donato Bramante.
E' possibile salire fino in cima in modo abbastanza agevole,
per accedere alla prima merlatura da dove si gode il panorama della città, della piazza e del castello.
Altro spunto curioso è dato dalle scuderie, qualcuno dice costruite da Leonardo altri sulla base di suoi disegni precedenti, una cosa è certa: i cavalli di Ludovico il Moro alloggiavano in una residenza elegante, raffinata e spaziosa.
Centro industriale di importanza nazionale, Vigevano è nota per essere stata a lungo uno dei principali centri di produzione di scarpe. Nel 1866 vi sorse il primo calzaturificio a modello industriale che portò la città a produrre decine di milioni di scarpe e ad esportarle in tutto il mondo. Denominata “capitale della scarpa" si può trovare testimonianza di questa attività nel Museo Internazionale della calzatura all'interno del Castello Sforzesco.
Pianella attribuita a Beatrice d'Este (1495 circa)
Stivale appartenuto a Lina Cavalieri (1910-1920)
Calzatura da neonato realizzata per Umberto II di Savoia, ultimo re d'Italia (anni '20)
“Inquietudo” Sara Tognacci, tacco a forma di cuore e reticolo di arterie (2013)
Banchetto artigianale con arnesi da ciabattino
Una passeggiata tra le strade e le piazze della città è rilassante e piacevole con piccole sorprese che incuriosiscono e divertono come la targa posta sulla facciata di una casa a memoria della nascita di Eleonora Duse, come attesta la scritta “Il 3 ottobre 1858 in questa casa nacque Eleonra Duse per segno divino una delle più grandi attrici del mondo”
Anche la cucina è ricca e varia, troviamo insaccati, formaggi e innumerevoli piatti a base di quel riso coltivato nelle campagne intorno alla città e che è presente in molte portate dagli antipasti ai dolci.
Tra le varie goloserie è presente un dolce chiamato Dolceriso del Moro.
Gli ingredienti del dolce sono una pasta frolla fatta con farina di grano, burro, zucchero, uova e aromi e ripiena con riso e latte, pinoli, mandorle, cedro candito, farina di mandorle e acqua di rose.
La leggenda vuole che nella primavera del 1491 la duchessa Beatrice d'Este in persona ordinò la realizzazione di un dessert nuovo da offrire al marito e ai suoi ospiti che trascorrevano il giorno e spesso anche la notte in giochi e feste, effettivamente attività stressanti, come diciamo oggi, quindi la moglie aveva tutte le ragioni per desiderare un dolce speciale atto a ritemprare le energie dell''esausto sposo.