Cos'è l'arte? Secondo il dizionario Treccani l'arte (dal latino ars artis corrispondente del greco téchne) è la capacità di agire e produrre, basata su un complesso di regole e di esperienze tecniche e conoscitive. Sono considerate arti l'architettura, il cinema, la danza, il fumetto, la musica, la pittura, la poesia e la scultura. Bene, se andate ad assistere al musical “Notre Dame de Paris” ritroverete in esso almeno cinque di queste espressioni artistiche di altissimo livello.
Ma andiamo per ordine.
Quest'anno ricorre il ventennale della messa in scena del musical tratto dal “Il gobbo di Notre Dame” di Victor Hugo, con le musiche di Riccardo Cocciante e i testi in italiano di Pasquale Panella. Lo spettacolo va in scena in questo periodo, dal 3 marzo al 3 aprile 2022, al teatro degli Arcimboldi a Milano per proseguire poi la tournée in varie città italiane, per l'occasione è stato riscostituito il cast originale.
Indubbiamente lo spettacolo è degno di essere visto, è magnetico, coinvolgente, emozionante, gli attori tutti straordinari, i ballerini acrobati superlativi ma la rappresentazione non è solo un insieme di arti quali la musica, la poesia, la danza, è una vera e propria opera d'arte.
Per opera d'arte si intende un qualsiasi prodotto o manufatto nato dalla creatività, abilità e capacità tecnica dell'uomo che prende vita da un sentimento e dà vita a un sentimento. Nel tempo questa sensibilità si è modificata, ampliata, adattata al periodo ma un elemento è rimasto costante: un'opera d'arte, per essere considerata tale, deve parlare direttamente al cuore delle emozioni di chi la guarda o ascolta, può emozionare una persona sola nell'intero mondo o parlare con un linguaggio universale a tutto il pianeta, se non suscita un'emozione è solo un prodotto confezionato bene.
Notre Dame suscita tante emozioni e la cosa incredibile è che, in questi vent'anni, ogni volta ti fa provare sensazioni diverse a seconda del momento personale in cui lo spettatore è immerso in quel periodo.
È troppo facile ricercare echi dello spettacolo in quello che stiamo vivendo, gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane che ci riportano ai nostri figli, ai nostri padri o ai nostri nonni partiti per guadagnarsi il pane o per rincorrere un sogno, la pandemia che ci ha tolto ogni illusione su quanto fossimo diventati invulnerabili, corazzati contro qualsiasi malattia, la guerra che si è riproposta con crudele prepotenza dando vita a fantasmi che speravamo sconfitti per sempre.
Ogni canzone, ogni scena ha in sè un elemento emozionale che ci parla e che consacra lo spettacolo nel pantheon delle opere immortali, quelle che non sono legate alla moda del momento ma indissolubilmente connesse all'essenza stessa dell'essere umano perché ci sussurrano d'amore, di morte, di amicizia, di affetto, di cattiveria, di esclusione ed inclusione.
Basti pensare alla magistrale esecuzione del brano “Bella”, tre uomini diversi che amano la stessa donna, ognuno a modo suo. La rapacità di Febo che ha già una donna ma desidera Esmeralda, tradisce Fiordaliso per la zingara e poi tradisce la zingara ma non per amore, Frollo che odia Esmeralda per le emozioni che gli provoca, che non la accetta ma la vuole ad ogni costo, che preferisce vederla morta piuttosto che lasciarla andare (non vi ricorda nulla?), Quasimodo che adora la fanciulla che ha avuto pietà di lui, che sa che non potrà mai averla perché l'hanno convinto che non è abbastanza per nessuno, che non è degno di essere amato eppure è disposto a rischiare anche la vita per aiutarla e proteggerla.
Ecco Notre Dame de Paris è tutto questo e anche tanto, tanto di più e ci ricorda che tutti noi siamo stranieri in questo mondo, qui giunti come clandestini per chiedere asilo, sta poi ad ognuno di noi lasciare su di esso un'impronta degna di essere ricordata.