Una cartolina da… Siena

Dici Siena e pensi Palio e Siena è sì il Palio ma è anche tanto, tanto di più.

Siena è un città antica, prima insediamento paleolitico, poi città etrusca quindi romana con il nome Saena Julia datole dall’imperatore Augusto, nata nella parte nord-occidentale di quelle che vengono chiamate Crete Senesi, colline caratterizzate da un’argilla mista a salgemma e gesso dal colore grigio-azzurro che dà al panorama un aspetto quasi lunare.
Le colline su cui sorge ne hanno condizionato lo sviluppo topografico, strade, vicoli, piazze e palazzi hanno conservano intatta la struttura urbana assunta nel Medio Evo, caratteristica che le è valsa l’iscrizione, da parte dell’Unesco, alla World Heritage List per l’intero centro storico.
Per conoscerla meglio partiamo dal Palio, celebrazione secolare di cui si hanno notizie certe relative al primo palio con i cavalli corso nel 1633. La città, divisa in 17 contrade, il 2 luglio e il 16 agosto dà vita ad una eccitante sfida. Al palio sono ammesse ogni anno solo dieci contrade, le sette che non hanno partecipato l’anno precedente e tre estratte a sorte tra quelle che vi hanno preso parte. La sfida consiste in tre giri intorno a Piazza del Campo con la vittoria che viene assegnata al cavallo che arriva primo anche senza fantino. Il premio è un drappo di seta dipinto che viene consegnato alla contrada vincitrice che lo terrà nel proprio museo. Il Palio di Siena per i turisti è una festa folcloristica, per i senesi è una faccenda estremamente seria che occupa i loro pensieri ogni giorno dell’anno.

 

Piazza del Campo

Il Palio si corre in Piazza del Campo, la più celebre piazza di Siena, a forma di conchiglia, divisa in nove spicchi ad indicare i Signori del Buonconsiglio che governarono Siena nel suo maggior periodo di splendore. Per convenzione, Piazza del Campo e il Palazzo Pubblico, non appartengono a nessuna delle contrade. Il primo documento che fa menzione dei lavori di sistemazione della piazza è del 1169.

La piazza è circondata da una teoria di palazzi tra cui si aprono undici varchi che ne permettono l’accesso.

Torre del Mangia

Lo spazio nella parte a valle della piazza è chiuso dal Palazzo Pubblico con la torre del Mangia e la Cappella di Piazza mentre a monte è situata Fonte Gaia.
Il Palazzo Pubblico fu costruito dal governo della Repubblica di Siena tra il 1298 e il 1310 per ospitare il governo dei Nove e gli uffici amministrativi, oggi è la sede del palazzo comunale. Di notevole interesse al suo interno la sala del Consiglio dei Nove o della Pace. Sulle pareti sono affrescate, da Ambrogio Lorenzetti, in un periodo databile tra il 1338 al 1339, l’ Allegoria ed Effetti del buono e del cattivo governo che si fronteggiano con gli effetti positivi o nefasti dei due tipi di amministrazione della cosa pubblica sia nella città che nelle campagne. Molto interessante lo spaccato realistico che Lorenzetti ci lascia della struttura di Siena e del panorama circostante e delle attività commerciali, artigianali e contadine dell’epoca.

Palazzo pubblico - Sala dei Nove

Fonte Gaia è stata la prima fontana pubblica cittadina, inaugurata nel 1386 nel tripudio generale degli abitanti che le valse il nome di Gaia.

Fonte Gaia

Gli originali delle statue scolpite da Jacopo della Quercia disposte intorno alla vasca rettangolare sono conservate al museo di Santa Maria della Scala.

L’altro punto focale della città è rappresentato dal Duomo con l’annessa Piazza, il Battistero, il Facciatone e il complesso museale di Santa Maria della Scala.
Il Duomo è un importante complesso museale che comprende la cattedrale di Santa Maria Assunta, la libreria Piccolomini, il museo dell’opera del Duomo, la cripta, il Battistero, l’oratorio di San Bernardino e il Facciatone.

Duomo e Campanile

Il duomo oltre che per la facciata esterna è straordinario per i capolavori custoditi al suo interno, vi troviamo opere di Nicola e Giovanni Pisano, Duccio di Buoninsegna, Donatello, Michelangelo, Pinturicchio, Bernini ed altri innumerevoli artisti. L’attrazione principale rimane però il pavimento a graffito e a commesso marmoreo, a lavorarvi furono tutti artisti senesi tranne l’umbro Bernardino di Betto detto il Punturicchio. A evitare che le tarsie vengano rovinate dai passi di migliaia di turisti, che visitano la città ogni anno, il pavimento viene coperto lasciando esposti solo alcune parti di esso a rotazione tranne in due periodi dell’anno che prevedono la completa esposizione di quello che il Vasari descrisse come “… il più bello …, grande e magnifico … che mai fusse stato fatto”.

Duomo - il pavimento

Per il 2022 la scopertura del tappeto di marmo è prevista dal 27 giugno al 31 luglio dal 18 agosto al 18 ottobre con prenotazione della visita obbligatoria.
All’interno del duomo si trova la Libreria Piccolomini dedicata dal cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, poi Papa Pio III, allo zio materno Enea Silvio Piccolomini eletto papa con il nome di Pio II, il locale non fu mai adibito a libreria ma contiene al suo interno un meraviglioso ciclo di affreschi del Pinturicchio. Lungo le pareti, sotto gli affreschi, sono esposti dei magnifici codici miniati del XV sec.
Nel 1999, a seguito di alcuni lavori estesi all’area sotto il coro della cattedrale è emersa la Cripta, un ambiente decorato ad affreschi in un periodo databile alla seconda metà del Duecento.
Durante il periodo di maggiore prosperità della città, nell’eterna lotta che vedeva Siena e Firenze contrapporsi, i Senesi decisero di volere una cattedrale che superasse in grandezza quella di Santa Maria in Fiore di Firenze. Nacque così l’idea di costruire una cattedrale talmente grande che quella già esistente sarebbe stata inglobata come transetto. Il progetto fu avviato con la posa della prima pietra il 2 febbraio del 1339, vennero costruite le pareti e la facciata principale ma, a causa della peste del 1348 che decimò la popolazione e provocò la recessione economica, sia per problemi di statica la costruzione non venne mai ultimata.

Il Facciatone

Da qualche anno è stato aperto al pubblico l’accesso alla facciata che offre un panorama a 360 gradi su tutta la città e sul paesaggio delle dolci colline senesi.

Panorama dal Facciatone

In piazza del Duomo c’è uno tra i più antichi e grandi ospedali europei, Santa Maria della Scala, diventato oggi un importante complesso museale. All’interno è possibile ammirare gli originali di Jacopo della Quercia e i calchi in gesso dei gruppi statuari di Fonte Gaia che sono stati fatti per riprodurre le sculture da Tito Sarrocchi nel 1868, essendo le prime pesantemente danneggiate dal tempo e dagli agenti atmosferici. Una parte del museo è dedicata ai bambini con una collezione mirata ed uno spazio dedicato per attività educative e didattiche. La struttura fu edificata a partire dal 1090 come ricovero per i pellegrini sulla via Francigena e come orfanotrofio, diventato ospedale è rimasto in funzione fino ai primi anni del 1990.

Affresco

Questo è uno degli affreschi situato nel pellegrinaio maschile diventato poi corsia ospedaliera. Rappresenta l’accoglienza degli orfani, la loro cura ed educazione fino al matrimonio delle fanciulle alle quali veniva data una piccola dote costituita da stoffe e oggetti realizzati dalle stesse ragazze.

A Siena è nata Santa Caterina, patrona d’Europa.

Caterina di Jacopo di Benincasa nacque a Siena il 25 marzo 1342 e morì a Roma il 29 aprile del 1380. Canonizzata da Papa Pio II nel 1461, nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da Papa Paolo VI; è patrona di Roma, patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi e compatrona d’Europa con San Benedetto da Norcia, Santa Brigida di Svezia, Santi Cirillo e Metodio e Santa Teresa Benedetta della Croce. A Siena è possibile visitare la sua casa natale oggi santuario.

Casa natale di Santa Caterina

A Palazzo Salimbeni vi è la sede della più antica banca al mondo ancora in attività fondata, proprio in questa città, nel 1472, come Monte di Pietà.
Ma Siena è anche una città di buongustai, si mangia bene perché ha una cucina tipica varia e saporita, si va dai crostini con la milza o neri, ai vari formaggi e salumi, alla fettunta come antipasti, ai pici, pasta fresca lavorata a mano, conditi con ragù di cinghiale, d’anatra o di lepre, o sughi ai funghi o all’aglione, ai secondi a base di carne come la tagliata di cinta senese.

Crostini

Anche i vini non hanno bisogno di presentazione, eccellono tra gli altri il Brunello di Montalcino e il vino nobile di Montepulciano.

I pici

I dolci tipici si trovano ormai in tutti i supermercati e pasticcerie del mondo ma, per assaggiare quelli davvero speciali, bisogna andare lì a comprarli nelle varie botteghe artigiane. Ne ricordiamo solo due tra tutti:
Ricciarelli: piccoli dolci di pasta di mandorle da ricetta datata 1879 proveniente da un celebre convento. Gli ingredienti sono: zucchero, mandorle, scorza di arancia candita, aroma di mandorle, zucchero a velo, farina, ammoniaca per dolci, lievito per dolci, zucchero semolato e vanigliato, albumi.
Panforte: è un discendente del panpepato citato in un documento del 1205 custodito nel convento di Montecelso e che consisteva in un pane con pepe e miele che i contadini dovevano pagare alle suore come tassa. A sua volta il panpepato derivava dal pan mielato, il più antico dolce senese. Nel 700 gli speziali effettuarono diversi esperimenti sull’originale fino ad ottenere una versione senza pepe e con i canditi, decisamente più delicata.
La versione che conosciamo nacque nel 1887 in occasione della visita a Siena dei reali Margherita e Umberto di Savoia. I pasticceri utilizzarono canditi più chiari e ricoprirono il dolce con uno strato di zucchero a velo coniando anche il nuovo nome: Panforte Margherita. Gli ingredienti secondo la ricetta originale tratta dal libro “La cucina Toscana” di Giovanni Righi Parenti sono: mandorle, farina, scorza d’arancia e di cedro canditi, zucchero a velo, miele millefiori, acqua, coriandolo in polvere, macis, chiodi di garofano, noce moscata, ostia.
Insomma Siena è da visitare e gustare lentamente, da scoprire nelle sue stradine e negli sbocchi improvvisi sul panorama delle colline che la circondano, è una città da vivere dove abitano persone che dell’ospitalità hanno fatto la loro bandiera.
E per chi non rimanga soddisfatto della visita c’è perfino una via dei Malcontenti.

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